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Benetton scaricato dall’Università di Buenos Aires

Mentre  imperversa la campagna pubblicitaria ‘NUDI COME …’ la cui presentazione termina con ‘… il Cantico delle Creature che avvicina al cielo e sottomette il mondo“, vengono messe a nudo le criticità di un imbarazzante collaborazione con tendenza a …. ‘sottomettere’.

La Facoltà di Agraria dell’Università di Buenos Aires (FAUBA)  rescinde l’accordo di collaborazione con la Compañía de Tierras Sud Argentino S.A. per una ricerca scientifica congiunta sulla sostenibilità dell’attività zootecnica nell’area Patagonica.

Siamo ancora negli sconfinati territori di proprietà del Gruppo Benetton, tristemente noti per le prepotenze nei confronti del popolo mapuche, bersaglio di decine di denuncie presentate alla gendarmeria che hanno dato origine alle numerose e violente incursioni nel Pu Lof di Cushamen, culminate con la sparizione di Santiago Maldonado e la successiva tragica ricomparsa.

Comanda la Compañía de Tierras Sud Argentino S.A. e le parole d’ordine sono: estrarre il massimo profitto da ogni rapporto, da ogni collaborazione, ignorando l’etica delle cose e delle relazioni, far desistere ad ogni costo gli occupanti del territorio ancestrale dal loro intento.
Palesando un delirio di onnipotenza che spesso contraddistingue i comportamenti dell’Impresa.

L’accordo

La Facoltà aveva stipulato un accordo, firmato il 30 maggio 2017 e inquadrato nel precedente siglato il 23 giugno 2015 secondo la risoluzione C.S. 1133/10, che ratificava una pluriennale collaborazione con un obiettivo importante: la valutazione sistematica della disponibilità di risorse foraggere nel corso dell’anno, proponendo un piano di gestione sostenibile per il pascolo patagonico e la produzione zootecnica, nel rispetto dell’ecosistema locale, attraverso una corretta rotazione, a tutela delle specie autoctone.

Un progetto di grande interesse, con il compito di ‘mantenere in salute’ un territorio, bene dell’umanità intera, sul quale vi è  esercitata un attività di allevamento a carattere industriale.

La contestazione

A schierarsi contro l’opportunità di continuare tale rapporto ci ha pensato, il “Gruppo di studio e di lavoro con le comunità Qom nella regione del Chaco” (Get-Qom), coordinato  dalla professoressa insegnante della Facoltà, ingegnere agronomo, Libertad Mascarini, che ha presentato, all’inizio dell’anno, la proposta di recessione immediata  dall’accordo di ricerca che l’istituzione ha mantenuto per oltre trent’anni con la Compagnia, ancora prima di essere in mano al Gruppo Benetton.

I motivi che hanno portato a questa proposta sono stati la “mancata applicazione da parte della società, dei risultati ottenuti in quasi 80 anni di lavoro della Facoltà, dissipando così gli sforzi fatti dall’istituzione pubblica” con studi condotti, nei terreni oggi posseduti da Benetton, già dal 1940 e continuati fino ad oggi attraverso équipe di importanti ricercatori.

Anziché rispettare i principi dettati dal pluriennale impegno di ricerca, la multinazionale trevigiana avrebbe solo beneficiato dell’esperienza e del lavoro svolto nell’ambito dell’accordo di riferimento, usufruendo anche della formazione avvenuta per il proprio personale.

 

Il mandato dell’università

Tale condotta ha fatto venir meno la missione della facoltà di Agronomia, che ha il dovere di rendere i frutti della ricerca, in primo luogo a servizio dei settori più vulnerabili ed esclusi, come i popoli indigeni e piccoli agricoltori, piuttosto che al servizio delle grandi aziende che spesso violano i diritti di questi settori.

Viene evidenziato inoltre, che negli accordi di riferimento tra FAUBA e Compañia del gruppo Benetton,  non ci sia traccia di alcuna discussione storica, sociale o politica, avallando in questo modo un passato di genocidi, espropriazioni e ingiustizia che si consolida nel tempo, riproducendo negli studenti una formazione acritica in merito alla portata delle loro azioni, ricerche e pubblicazioni prodotte.
E’ messa in evidenza la lampante incompatibilità del mantenimento di queste convenzioni in circostanze in cui l’esistenza di conflitti di terra e violazioni dei diritti umani, è fortemente ripudiato da ampi settori della società.

 

La risoluzione

Questi aspetti del contesto che non potevano essere ignorati dal Consiglio Direttivo della FAUBA nel valutare l’opportunità di mantenere la continuità della sua relazione con la Compañia e decidere della sua risoluzione, hanno dato luogo a un processo di riflessione che rafforza l’istituzione creando un esempio e un precedente prezioso in direzione di un’università pubblica più democratica, attenta alle esigenze della società e al servizio delle persone e non delle imprese.

Un ruolo importante ha avuto la determinazione con la quale organizzazioni sociali e sindacali, hanno sostenuto la proposta del Get-Qom, obbligando le autorità a deliberare un parere che ha portato il consiglio a decidere per la risoluzione del contratto, segnando il percorso della controversa multinazionale.
A ciò  ha contribuito anche la presa di posizione del premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, secondo il quale “la Compañia rappresenta un’impresa commerciale, come Benetton, che fin dalla sua installazione nel paese ha avuto un comportamento molto sprezzante nei confronti degli abitanti originari dei territori che ha occupato “.