Messico

Progetto El Estadio del Bae

CARACOL “MADRE DE LOS CARACOLES DEL MAR DE NUESTROS SUENOS”

JUNTA DE BUEN GOBIERNO “HACIA LA ESPERANZA” 

L’erbolario de La Realidad è stato realizzato nell’ambito del progetto El Estadio del Bae. Il progetto è nato per ricordare il compagno, amico e tifoso del VeneziaMestre, Francesco Romor, deceduto nel 2001 poco prima di partire per la Marcha del color de la tierra degli zapatisti. A questo progetto, oltre all’associazione Ya Basta! hanno partecipato numerosi gruppi ultras, unendo di fatto, il mondo del futbol rebelde con quello dei movimenti.

El estadio del Bae in principio doveva essere un campo sportivo con servizi per la comunità di Guadalupe Tepeyac, appena liberata dagli zapatisti dopo 7 anni di occupazione militare, ma col tempo si è trasformato nell’erbolario a La Realidad per venire incontro alle esigenze delle stesse comunità zapatiste.

INTRODUZIONE AL PROGETTO

Biodiversità, conservazione e diritti collettivi nelle comunità autonome del Chiapas

Nell’ambito della globalizzazione neoliberista, il gran capitale transnazionale sta implementando una nuova strategia d’appropriazione delle risorse naturali e della cultura e sapere tradizionale indigena attraverso la mercantilizzazione della diversità biologica e culturale e l’acquisizione del possesso della vita attraverso lo sviluppo di un corpus giuridico che tuteli il diritto d’autore, i brevetti e la proprietà intellettuale. (RAFI 2002, Shiva 1997, Leff 2002).

La trasformazione di parte del diritto internazionale verso la proprietà intellettuale e verso l’uso dei brevetti come strumento di controllo del mercato alimenta solo interessi di tipo commerciale e nega la creatività della natura e delle popolazioni indigene; tutto ciò va sotto il nome di BIOPIRATERIA (Shiva, 1997). In effetti, il patrimonio genetico bio-planetario e la sua biodiversità sono oggetto di un interesse privilegiato nell’ottica di una loro privatizzazione e sfruttamento commerciale. I governi dei paesi “sviluppati” e le lobby delle imprese transnazionali sostengono che tale privatizzazione promuova l’investigazione, la creatività ed il benessere, generando la commercializzazione di prodotti benefici per l’umanità.

Questo processo prevede non solo la totale esclusione delle popolazioni indigene che hanno reso possibile la conservazione e l’arricchimento della biodiversità, ma anche la mera distruzione delle loro tradizioni, così come dei loro processi produttivi, dei loro saperi e della loro cosmovisione; con l’obbiettivo finale d’incorporare le società tradizionali e le loro risorse naturali nella logica capitalista del mercato. A tale scopo governi e organismi internazionali promuovono la “modernizzazione” indigena attraverso l’implementazione di programmi assistenzialisti basati nella visione occidentale di concetti come “povertà, benessere, progresso” (Viola, 1999); ed affermano che la unica maniera per “salvare” le popolazioni indigene dalla povertà è quella di convertirle al sistema produttivo occidentale. Queste stesse strategie assistenzialiste causano la graduale distruzione della trama di saperi, tradizioni e costumi che costituiscono il fondamento delle società indigene.

Questa tendenza si presenta perciò come estremamente pericolosa non solo perché mira ad eliminare la diversità delle popolazioni indigene, ma anche perché ignora che la conservazione della biodiversità è stata possibile fino ad oggi proprio grazie alle società ecologicamente compatibili sviluppate dalle popolazioni indigene del mondo (Grimaldo, 1998). Il fatto che quasi tutte le aree “biodiverse” si trovino in territorio indigeno, non può essere visto come un semplice accidente, bensì come risultato delle dinamiche indigene socialmente ed ecologicamente sostenibili e basate su una mutua Co-Creazione Essere Umano. Natura (Grimaldo,1998). Per tanto è necessario resistere ai processi di bio-colonialismo e attivare processi di ricostruzione del sapere e delle eco-tecnologie indigene, con lo scopo di implementare processi di empowerment nelle stesse comunità che generino processi socio-economici tradizionali come alternativa allo sviluppo neoliberista.

QUADRO SETTORIALE E TERRITORIALE

Il Chiapas:

  • produce il 45% dell’energia messicana (possiede petrolio, uranio e risorse idriche)
  • nel suo territorio sono concentrate il 25% delle foreste messicane ed il 70% della biodiversità
  • in Chiapas si concentra l’80% delle precipitazioni pluviali
  • possiede il 10,35% della ricchezza genetica mondiale

L’abbondanza di risorse naturali contrasta con la povertà estrema della maggior parte della popolazione ma è un fatto indiscutibile che la regione chiapaneca sia d’importanza strategica sia dal punto di vista geo-politico, che da quello geo-economico e militare. Ed è proprio per tale ragione che gli interventi di sviluppo del Plan Puebla-Panamà (PPP: piano economico di sviluppo fortemente voluto dal governo Nord-Americano e dalla Banca Mondiale e che investe tutta la regione Meso-Americana) sono concentrati soprattutto nel sud-est messicano. Il progetto a lungo termine è quello di trasformare la regione in un’area produttiva-industriale, dove impiantare “maquilladoras” nelle quali impiegare manodopera indigena a basso costo ed attivare strutture ed infrastrutture necessarie per poter più agevolmente sfruttare le risorse del territorio (acqua, petrolio, biodiversità).

A tale scopo il PPP prevede la creazione di corridoi commerciali ed industriali per il trasporto delle merci e delle risorse, la privatizzazione dei bacini idrici, la costruzione di centrali idroelettriche (quella di Boca del Cero prevede l’inondazione di una vasta zona d’insediamento indigena), la privatizzazione delle aree forestali protette, l’installazione di laboratori permanenti di bioprospezione e la sostituzione delle colture tradizionali con grandi monocolture artificiali, con la prospettiva di creare piantagioni forestali (d’eucalipto e di palma africana) e coltivazioni transgeniche.

Il PPP vuole “riqualificare” la regione del Chiapas e, per fare ciò, mira alla distruzione della stessa struttura delle comunità indigene, alla trasformazione dello stile di vita e alla finale ri-ubicazione degli indigeni in aree urbane ove possano essere utilizzati nelle catene produttive industriali delle maquilladoras. Con tale scopo il governo messicano sta spingendo gli indigeni ad acquistare le loro terre tradizionali (alla base della comunità indigena sta il concetto di gestione collettiva della terra) ed ad utilizzare sementi transgeniche; in modo tale che questi ultimi non soltanto rinuncino alla tutela assicurata dal diritto internazionale rispetto alla gestione di terre collettive, ma addirittura perdano l’autosufficienza produttiva e si ritrovino nella condizione di non essere competitivi nel mercato.

Durante l’ultimo incontro chiapaneco delle comunità autonome indigene, svoltosi a Nuevo Huixtan, Chiapas nel febbraio 2003, le stesse autorità rappresentanti dei diversi municipi autonomi hanno esplicitamente richiesto una collaborazione rispetto alla formazione di personale indigeno sul tema del transgenico, sulla difesa della biodiversità, sulla conservazione di piante e conoscenze tradizionali e sulla tutela del rapporto tra diritti indigeni e terre tradizionali.

DESCRIZIONE AREA SPECIFICA DELL’INTERVENTO

A fronte del mancato riconoscimento dei propri diritti, le comunità zapatiste iniziano nel 1994 il processo di creazione dei Municipi Autonomi e di regioni Autonome Plurietniche coordinate tra loro. Da allora, nonostante la superbia e l’arroganza che caratterizza le classi dominanti chiapaneche che considerano gli indigeni inutili e sottomessi, i Municipi Autonomi hanno non solo preso corpo ma ampliato la loro esperienza. E’ stato un processo che ha richiesto tempo, non solo per le enormi difficoltà di comunicazione e la mancanza di risorse ma anche perché la costituzione di un Municipio Autonomo è soprattutto un processo democratico. A differenza dei municipi ufficiali, nati per decreto del governo e piegati agli interessi di dominazione e sfruttamento dei territori, i confini e la configurazione dei Municipi Autonomi vengono decisi dagli stessi abitanti secondo legami storici, condizioni geografiche, interscambi di prodotti e a volte etnia. A questo proposito va detto che esistono tutta una serie di Municipi Autonomi in cui vivono comunità tojalabales con tzeltales e mestize. Il che dimostra che quello che è in gioco in Chiapas non è una questione etnica. Questo processo democratico di costituzione non si limita al processo di definizione della territorialità ma ingloba tutta la determinazione del funzionamento del Municipio Autonomo.

Nell’agosto del 2003, ad Oventic, viene sancito un ulteriore passo avanti nel progetto di autonomia indigena con la presentazione dei cinque Caracol e delle “Giunte del buon governo” da parte dell’ EZLN. La nuova idea di autonomia che è stata presentata ad Oventic dimostra che gli zapatisti sono governo del loro territorio. Nonostante l’aggressione dell’esercito, in tutti questi anni i Municipi Autonomi hanno continuato a funzionare come municipi, senza soldi, ma con la partecipazione delle comunità, con il desiderio di farcela. Sono governo, con tutto quello che questo significa come insieme di idee che riguarda il loro rapporto con il “potere” e il fatto di governare.

Governare è un incarico. Chi svolge una funzione pubblica non viene pagato. Questo implica un sacrificio. Chi viene eletto autorità municipale deve lasciare parzialmente o totalmente i suoi lavori agricoli che vengono svolti dalla sua famiglia oppure viene sostituito dagli altri componenti della comunità.

Le Giunte del Buon Governo sono una struttura diversa dal Consiglio Municipale Autonomo. Il Consiglio Municipale è il governo di ogni municipio, ha una sua circoscrizione, un numero di comunità determinato; alcuni sono molto grandi con circa 100 comunità al suo interno, altri più piccoli con venti, trenta comunità. Questo dipende anche dalle condizioni geografiche e culturali. Il Consiglio Municipale Autonomo è un gruppo di persone designate dall’assemblea comunitaria per essere governo autonomo. I consigli si sono formati come un governo completamente civile legato alle comunità e protetto ed appoggiato dall’ EZLN.

Questo passaggio si è sviluppato nonostante l’esercito messicano, attraverso la guerra a bassa intensità, abbia tentato di fermarlo. I Municipi hanno sperimentato e visto quello che funziona e quello che non va. E’ come se fossimo arrivati ad un punto in cui tutte le esperienze positive e negative di questi anni li hanno portati ad un momento in cui è possibile offrire un modello di governo per tutta la regione, che comprende tutti i municipi autonomi. La modalità originaria che è stata scelta sono le Giunte del Buon Governo intese come strutture di coordinamento a livello regionale. Le regioni sono ben definite sia in termini geografici che politici e dunque questo processo è stato molto naturale così come lo è stato il riutilizzo delle “aguascalientes” che negli anni sono state un focus di incontro nelle differenti regioni, degli spazi in cui si facevano le riunioni, gli atti importanti sia interni che rivolti all’esterno. Le aguascalientes cambiano, smettono di essere solo luogo di incontro o accampamento per ricevere visite e diventano un centro di governo: quelli che oggi vengono chiamati Caracoles. Una dimostrazione chiara di questa nuova tappa è che gli zapatisti effettivamente sono un “governo”, la forza dominante. Anche in molte zone dove non sono la maggioranza hanno un peso morale, politico a cui nessuno può sottrarsi. Questo lo abbiamo visto in momenti particolari e alla fine si è reso evidente che degli accordi di San Andrès beneficerebbero tutti gli indigeni inclusi i non zapatisti, persino quelli implicati in operazioni di contro-insurrezione. Questo è il vicolo cieco in cui si è infilato il governo Messicano quando si è rifiutato di concedere l’applicazione dei diritti indigeni nei termini negoziati a San Andrès. Un vicolo cieco che li ha portati ad essere malvisti da tutte le popolazioni indigene. Tutto questo ha portato ad una sorta di autorità maggiore degli zapatisti anche nei confronti di chi non vuole partecipare a questo movimento. La nuova struttura delle giunte si offre ad un utilizzo da parte di tutti, anche di chi non si sente parte dei Municipi Autonomi ma che al tempo stesso non si sente rappresentato nei municipi del governo. In molti luoghi il municipio ufficiale è assolutamente fittizio, riceve tutti i finanziamenti ma il vero governo anche fisico è quello zapatista.

Il progetto di costruzione dell’erbolario si è sviluppato nel villaggio de La Realidad, Zona Selva Fronteriza, all’interno del Caracol “Madre de los caracoles del mar de nuestros suenos” gestito dalla Giunta del Buon Governo “Hacia la Esperancia”, di cui fanno parte i municipi autonomi San Pedro Michoacan, General Emiliano Zapata, Libertad de los Pueblos Mayas, Tierra y Libertad.

IL PROGETTO

Le comunità indigene hanno sempre fatto affidamento sulla medicina tradizionale, gestita da uomini di religione o curandeiros, ostetriche ed erboriste. La rivalutazione della medicina tradizionale può giocare un ruolo estremamente importante sia per la salvaguardia di una componente culturale, tra le più rilevanti per la tradizione Maya, che per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. La diffusione incontrollata dei medicinali classici, oltre a determinare un sensibile aumento del costo della vita, determina una diffusione di casi di iatrogenesi per farmaci assunti senza prescrizioni mediche.

Nonostante molte difficoltà la medicina tradizionale continua ad essere molto diffusa nelle comunità, anche se non riesce a risolvere tutti i problemi sanitari della popolazione. Tuttavia, essa rappresenta un patrimonio di saperi inestimabile rispetto alla quale, anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), in molte occasioni, ha speso parole di encomio.

Crediamo che, attraverso interventi mirati, sia possibile far convivere le due medicine, in modo da valorizzare la tradizionale e razionalizzare quella classica.

In questi anni l’Associazione Ya Basta, in collaborazione con varie ONG messicane, il Coordinamento Provinciale dei Centri Sociali Anziani e Orti di Bologna e la Regione Emilia Romagna ha sviluppato vari progetti di sostegno alla sanità di base nella Zona Selva Fronteriza, Chiapas, Messico. Tra tutti il sostegno alla clinica-scuola di San Josè del Rio che anche nel progetto “Erbolario” ha avuto un ruolo centrale nel mettere a disposizione i formatori di medicina tradizionale.

Il progetto ha visto la costruzione, in accordo con le comunità locali, di un edificio-laboratorio per l’essicazione e la manipolazione di piante mediche, preparazione di fitofarmaci, commercializzazione di medicinali naturali (sciroppi, saponi, pomate, infusi…) e dove istituire corsi di formazione sulla medicina tradizionale.

 

OBIETTIVI GENERALI

  1. La difesa della medicina tradizionale Maya e, più in generale, della biodiversità del patrimonio erboristico chiapaneco
  2. Miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni indigene e salvaguardia dell’identità culturale delle popolazioni beneficiarie.

OBIETTIVI SPECIFICI

  1. Rafforzare lo sviluppo della sanità di base nelle comunità indigene
  2. Recupero della medicina Maya attraverso la formazione di promotori di medicina tradizionale delle comunità
  3. La preservazione della biodiversità erboristica locale come dissuasione dall’utilizzo di colture transgeniche
  4. Realizzazione di attività generatrice di reddito attraverso la commercializzazione di prodotti fitoterapici.

PARTNERS DEL PROGETTO

Coordinamento Provinciale dei Centri Sociali Anziani e Orti – Bologna

Associazione “NOI ULTRAS” – Onlus – Venezia

Enlace Civil A.C. – San Cristobal De Las Casas – Chiapas – Messico

Giunta del Buon Governo “Hacia la esperancia” – La Realidad – Chiapas – Messico

RISULTATI OTTENUTI

Conformemente agli obiettivi ed alla strategia dell’intervento i risultati ottenuti sono:

  1. Costruzione di un edificio da destinare ad “Erbolario” dove preparare prodotti fitoterapici
  2. Spazio dove commercializzare i prodotti derivanti da piante medicamentali
  3. Acquisto di un camion per i trasporti delle comunità indigene
  4. Acquisto di un sistema di comunicazione satellitare
  5. Formazione di 60 operatori sanitari (promodores de salud) specializzati nella medicina tradizionale

 

REALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO, MONITORAGGIO, VALUTAZIONI E PROSPETTIVE

Coerentemente con l’esperienza maturata dal nostro organismo tutti gli interventi sono stati basati sulla più ampia partecipazione dei beneficiari; condizione questa che, oltre a garantire efficacia alle azioni è una delle principali garanzie di sostenibilità e riproducibilità dell’intervento.

* Il terreno su cui è stato costruito l’”Erbolario” è stato messo a disposizione dalla Giunta del Buon Governo “Hacia la esperancia” presso La Realidad, Chiapas, Messico.

* Il lavoro di costruzione è stato per la quasi totalità di tipo volontario, escludendo solo il compenso di 2 responsabili in opere di muratura.

* Sono stati prodotti dei materiali didattici di supporto ai corsi di formazione per i promotori di salute.

* Ai partecipanti ai corsi, per i quali, l’allontanarsi per settimane dalle attività agricole ha delle ripercussioni sensibili sulla famiglia di appartenenza e sulla comunità che li ospita e fornisce loro cibo e vitto, è stato pagato trasporto e cibo.

* L’attività formativa è stata svolta da personale volontario.

* L’acquisto di un camion per i trasporti si è rivelato fondamentale anche per tutte le altre attività delle comunità indigene.

* L’acquisto di un sistema satellitare ha velocizzato moltissimo la comunicazione da/per le comunità e con l’esterno.

L’attività di monitoraggio è stata di tipo partecipativo in quanto oltre al personale della ONG Enlace Civil di San Cristobal (partner da anni dei progetti in Chiapas di Ya Basta) ha visto la partecipazione dei rappresentanti della Giunta del Buon Governo e degli operatori sanitari locali.

Il progetto ha contribuito a migliorare le condizioni di vita dei soggetti beneficiari fornendo gli strumenti necessari per poter gestire e conservare le risorse naturali in loro possesso. Ha rafforzato una “coscienza ecologica” già presente per far comprendere il profondo legame che intercorre tra la preservazione della biodiversità e della struttura tradizionale delle terre indigene e la stessa sopravvivenza delle comunità indigene autonome.