Messico

Verità e bugie storiche

È passato quasi un anno dai tragici fatti di Iguala, dove hanno perso la vita sei persone e 43  studenti della Escuela Normal Rural Isidro Burgos di Ayotzinapa sono spariti nel nulla.
Un anno durante il quale il governo corrotto e violento di Enrique Peña Nieto ha cercato con ogni mezzo di nascondere la verità e di soffocare le proteste di genitori, compagni e società civile che
chiedevano e continuano a chiedere giustizia e la fine dell’impunità. In linea con l’atteggiamento del governo, la PGR (Procuradoria General de la Republica) ha prodotto la verità storica secondo la
quale i 43 studenti sarebbero stati “venduti” da alcuni agenti corrotti al gruppo narcos Guerrero Unidos e bruciati nella discarica di Cocula. Caso chiuso.

Peccato che il caso non sia mai stato considerato chiuso dai genitori e dagli studenti sopravvissuti: troppe incongruenze, troppe cose che non tornano, troppo forte il dolore per accettare una verità
comoda solo al corrotto potere centrale. E così sono partite le controinchieste, le denunce, le proteste e le legittime richieste di giustizia, quasi un anno di azioni volte a confutare la verità del
governo e a dimostrare il coinvolgimento statale nella sparizione degli studenti.

A queste smentite “non ufficiali” si è aggiunta nei giorni scorsi l’Informe Ayotzinapa promossa dal GIEI (Grupo Interdisciplinario de Expertos Independientes), organo esterno e indipendente
nominato dalla CIDH (Comision Interamericana de Derechos Humanos) che ha sede a Washington e si occupa del rispetto dei diritti umani nel Continente Americano. I cinque super esperti,
avvocati, medici, professori membri del GIEI, che lavorano da molti anni nel campo dei diritti umani soprattutto per l’America Latina, hanno presentato i risultati di sei mesi di ricerche sul caso
Ayotzinapa a genitori, studenti e alla stampa.  La loro indagine smonta “ufficialmente” e scientificamente le ricostruzioni della PGR, prima fra tutte quella in cui si dice che gli studenti sono stati bruciati nella discarica. Inoltre, altra cosa importante, chiarisce una volta per tutte che l’esercito era presente, anche se non ci sono prove di un coinvolgimento diretto nei fatti, al momento dell’attacco al pullman degli studenti. La partecipazione per omissione dell’esercito
sancisce inequivocabilmente che lo Stato messicano ha precise responsabilità nella sparizione forzata dei 43 studenti.
A queste dichiarazioni da parte del GIEI, il Presidente Enrique Peña Nieto ha risposto con alcuni tweet ringraziando pubblicamente il lavoro svolto dalla Commissione e assicurando che il governo
del Messico studierà uno ad uno gli elementi che si discostano dalla sua versione ufficiale apportati dalla ricerca e che lavorerà per assicurare il rispetto dei diritti umani nel Paese. Ai movimenti di studenti e genitori e ai media liberi le dichiarazioni del Presidente suonano come false e danno una ragione in più per chiederne le dimissioni immediate in quanto complice dello stato di terrore e violenza che attualmente pervade il Messico.

Intanto il 26 settembre si avvicina. Il Messico degno e ribelle attende l’anniversario per ribadire al malgoverno corrotto e violento che non ha paura e che non si arrenderà finché non verrà fatta giustizia. A quasi un anno dalla tragedia genitori e studenti non demordono, ma diventano ogni giorno più determinati. ¡Vivos se los llevaron, vivos los queremos!

http://www.proceso.com.mx/414690/2015/09/06/refuta-cidh-a-la-pgr-los-43-normalistas-no-

http://prensagieiayotzi.wix.com/giei-ayotzinapa#!miembros-del-giei/cjg9

https://drive.google.com/file/d/0B1ChdondilaHd29zWTMzeVMzNzA/view

ayotzinapa

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