Wallmapu

Comunità mapuche invitano al dialogo il governo

Relmu Lafken Winkul Mapu Mew, 17 novembre 2020.

Il nostro territorio conserva ancora memorie.

Memorie legate all’espropriazione e al tentativo di annientamento condotti dallo Stato a scapito del nostro popolo, memorie che raccontano di un’invasione militare e ideologica, come quella portata avanti dalla chiesa, dagli uffici dell’anagrafe e, di conseguenza, dall’ente dei parchi nazionali.  Il perito Moreno è un esempio emblematico di come si creò l’istituzione stessa, cioè attraverso una donazione da parte di chi si era appropriato del nostro territorio.
Memorie che parlano di “trasferimenti”: come dicevano le nostre nonne e i nostri nonni, quando eravamo “ammassati come animali”, mutilati, impalati e camminavamo con i piedi in carne viva.  I sopravvissuti furono reclusi in campi di concentramento.
Mentre eravamo prigionieri il nostro territorio fu smembrato e spartito tra classi dominanti e imprenditori stranieri, gli stessi che collaborarono nelle campagne militari.
Mentre tutto ciò accadeva, quali erano i titoli dei giornali di Buenos Aires?
“Oggi distribuzione di indios”.
Memorie di quelli di noi che sopravvissero e ritornarono, chi cercando di riorganizzarsi sulle poche terre infertili, chi stabilendosi nelle città incipienti.
Memorie di chi abitò nelle città vivendo discriminazione, emarginazione, sovraffollamento, sfruttati come mano d’opera a basso costo o schiavizzati.
Il territorio ci chiamò e noi rispondemmo tornando a casa.
Siamo tornati per proteggere il territorio dall’intrusione, dallo sterminio del nostro Wallmapu,  da una cultura che percepisce la terra come affare immobiliare, risorsa petrolifera e mineraria,  che nei suoi fiumi vede le dighe… proteggiamo il territorio da tutto questo.

Questo territorio conserva memorie più recenti.

Memorie di repressioni, sparatorie contro bambini e bambine, giovani e donne e di coloro feriti da queste pallottole.
Memorie dell’assassinio del giovane combattente Rafael Nahuel Yem, fucilato alle spalle tre anni fa.
Memorie di provocazioni e diffamazione mediatica. Memorie di settori sociali che oggi sono a capo a capo di pretese di sgombero e minacce di morte.

Ci poniamo questa domanda: “chi sono i violenti?”.

Senza dubbio, oggi recuperiamo uno dei principali insegnamenti dei nostri antenati: la capacità di dialogare. Lo fecero i grandi toki e i grandi lonko (referenti mapuche) in situazioni molto complesse. Oggi saremo noi a farlo.

Nei giorni 21, 22 e 23 novembre, in questo territorio, arriveranno per un parlamento, lof (comunità) provenienti dai quattro punti cardinali della Puelmapu.
Per il giorno 24 convochiamo la ministra della sicurezza Sabina Frederic, la ministra della giustizia e diritti umani Marcela Losardo, il ministro degli interni Eduardo de Pedro e il ministro dell’ambiente e sviluppo sostenibile Juan Cabandie.

Creeremo uno spazio autonomo e ancestrale di dialogo per sederci a discutere in termini politici.