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Continua la resistenza al Lof Lafken Winkul Mapu. Comunicato di solidarietà e denuncia da Pillàn Mahuiza.

Puel mapu. (Argentina – Rio Negro)  Sulle rive del lago Mascardi, è in corso il recupero territoriale per salvaguardare un territorio ancestrale mapuche dalla speculazione immobiliare ai fini turistici. Un luogo più volte teatro di azioni violente da parte di forze dello stato, culminate il 25 novembre 2017 con l’uccisione del giovane Rafael Nahuel, colpito alle spalle da uno dei 129 colpi esplosi dai corpi speciali Albatros, e per il quale ancora oggi non è stato individuato nessun responsabile.

L’opera di intimidazione da parte della polizia locale è continuata, quasi quotidiana, perpetrata in varie forme, in particolar modo in occasione di udienze per il processo ai militari nei quali i mapuche devono testimoniare.

Qualche giorno fa, in piena emergenza sanitaria, la polizia locale, al fine di incolparli, ha appiccato un incendio nelle vicinanze della comunità, accompagnato da una nutrita sparatoria; l’azione è stata preceduta da una campagna mediatica che ha ritirato in ballo l’immagine dell’indio mapuche, violento, indicato come il nemico interno da combattere.

Riportiamo il comunicato in solidarietà di Mauro Millan, guida della comunità Pillàn Mahuiza.

Marimari pu peñi ka pu lamuen
Marimari papayengun chachayengun
Marimari pu weny ka pu kompañ.
Chalian mapuzungun mew, inche ta Mauro Millan ñi pingen, inche ta lonko, pillan mawiza ñi lof che.
Kiñeke zungu epian……

È vero. Lo Stato argentino è in conflitto con il popolo Mapuche, perché ha accumulato troppi debiti dal momento che, unilateralmente, ha deciso di invadere il nostro territorio.

Che cosa si aspettavano?

Che la razzia delle nostre vite fosse perpetua?

Che ci dimenticassimo della nostra identità?

 Che non ci chiedessimo che cosa è realmente accaduto?

I winkas (invasori), personificati dallo stato cileno e argentino, ci hanno invaso e usurpato il nostro territorio. Hanno stuprato, ucciso, mutilato. Ci hanno confinati nei campi di concentramento.

Hanno cambiato il racconto della storia: l’usurpato è diventato usurpatore.

E ancora oggi pretenderebbero che non cercassimo giustizia, che fossimo buoni indios, miti, umili, rispettosi della legge e ben addomesticati. In questo modo potremo continuare ad essere manodopera a buon mercato. Quelli che costruiscono le case, puliscono i bagni o percorrono le migliaia di chilometri del perimetro dei latifondi curando le migliaia di pecore.

Mi dispiace informarvi, signorini e signorine della bianca stirpe argentina, che tutto questo, piano piano, finirà di accadere.

Ci vorrebbero molte parole cercare di spiegare che cosa significa prendere coscienza di chi è uno e chi siamo tutti, ma lo esprimerò in un unico concetto: Kimun (Sapere mapuche, saggezza ancestrale, conoscenza).

Il Kimun non lo si può scoprire su Wikipedia, neppure negli scritti didattici che offre questo stato monoculturale.

Il Kimun è nella memoria, nella resistenza della mia gente; non è un’esclusiva di chi sta nelle zone rurali, ma anche nelle città, nei quartieri, nei villaggi, in ogni angolo della geografia di questo territorio che fu testimone della verità di quanto avvenne.

Tuttavia, questa società continua a nutrirsi della verità corrotta dei quotidiani, della televisione, della radio, dei media che riproducono mercenariamente un racconto che ci giudica e ci condanna in modo diretto. Quasi così velocemente al pari dei razzisti del sistema giudiziario.

Questo recupero della conoscenza mapuche oggi ci permette di agire quando vediamo che un fratello o una sorella ha un predisposizione come machi , lonko, weupife o un altro ruolo come autorità ancestrale.

Non ci rivolgiamo più a uno psicologo perché si occupi della “follia”, non andiamo più dal prete o dal pastore evangelico perche cacci il diavolo a bastonate … Sì, tutto questo lo abbiamo fatto, per ignorare la nostra cultura.

Oggi nascono machi, nascono lonko, le nostre autorità, per orientare la sorte del nostro popolo e non per decorare qualche politica di controllo statale.

Nascono per una necessità, nascono mostrando l’antagonismo tra come vedono il mondo i mapuche e come lo vede la società winka. Società che guarda dal versante del maschio capitalista bianco giudeo cristiano. Da quel vertice della piramide si serve di tutto e di tutti. Nessuno dice niente se arriva un magnate con questi elementi distintivi e invade, disbosca, inquina e recinta laghi, fiumi, colline.

Nessun vicino si lamenta, va tutto bene … ipocrisia dei sottomessi.

Come Lonko mapuche, rivendico commosso la lotta del lof Winkul Lafken Mapu, accolgo con favore l’irremovibile decisione di difendere questo spazio e rivendico l’orientamento della giovane Machi Betiana.

E io dico solo a quel branco di folli che vogliono sgomberare, che questo processo non si fermerà più.

Lo Stato e i suoi eventuali dirigenti, dovranno dare qualche altro impulso ai loro obsoleti modi di avviare il dialogo. Un dialogo politico di profondo riconoscimento, e non uno in cui veniamo stigmatizzati come un semplice problema di sicurezza nazionale.

Finché condanneranno il nostro territorio allo sfruttamento estrattivo di ogni tipo, finché ci saranno prigionieri politici mapuche e finché non vedremo imprigionati gli autori intellettuali e materiali che hanno ammazzato il fratello Rafael Nahuel e coloro che hanno fatto sparire e ucciso Santiago Maldonado, non confideremo mai che un appello al dialogo possa avere sinceramente l’intenzione di portare avanti una discussione politica e di diritti.

Per il territorio, la giustizia e la libertà ¡¡ marici weu!!

Mauro Millán, Lonko lof Pillan Mawiza Puelmapu

 

sul tema

https://www.globalproject.info/it/mondi/aqui-mataron-a-rafael/22546