Latinoamerica, Wallmapu

La Nación Mapuche sotto attacco

di Christian Peverieri – Globalproject.info

La guerra contro la Nación Mapuche non conosce né tregua né frontiere: dopo l’assassinio di un comunero mapuche di qualche giorno fa nella parte cilena del Wallmapu, domenica 21 novembre una nuova aggressione di “gauchos patriotas” argentini ha portato all’assassinio del giovane weichafe Elías Garay e al ferimento di Gonzalo Cabrera nel territorio recuperato del Lof Quemquemtrew.

Il tragico evento è avvenuto nei pressi di El Bolsón, in località Cuesta del Ternero in un luogo chiamato Tapera de los Alamos, dove la comunità mapuche del Lof Quemquemtrew stava attuando un recupero territoriale. Secondo la ricostruzione della comunità, domenica pomeriggio due cacciatori sono entrati nel territorio della comunità e alla richiesta di spiegazioni per la loro presenza in quel luogo da parte dei due giovani mapuche, hanno aperto il fuoco, uno sparando direttamente alla testa di Elías Garay uccidendolo sul colpo e l’altro colpendo all’addome Gonzalo Cabrera, il quale ora è stabile nell’ospedale di El Bolsón.

Domenica sera, la portavoce del Lof Quemquemtrew Soraya Maicoño, è riuscita a parlare con Gonzalo Cabrera: «mi ha riferito che due persone sono entrate nel territorio. Hanno detto che stavano cacciando ma in realtà non sappiamo se erano poliziotti in borghese, paramilitari o uomini di Rocco (imprenditore della zona che vorrebbe mettere le mani sui territori recuperati). Alla fine si sono innervositi e hanno sparato per uccidere».

L’assassinio di Elías è avvenuto nel contesto del recupero territoriale da parte della comunità mapuche di Quemquemtrew. Da settembre infatti è iniziato l’insediamento con il recupero di terre demaniali lasciate incolte e per le quali, secondo la legge 26.160 del 2006 de Relevamiento Territorial, le comunità indigene possono dimostrare allo Stato la titolarità. Fin dai primi giorni la comunità è stata oggetto di un vero e proprio assedio da parte delle forze speciali della provincia del Rio Negro che, arrivati in una cinquantina in assetto antisommossa, hanno isolato la zona impedendo a chiunque di avvicinarsi e cominciando la consueta opera di intimidazione verbale e con lancio di lacrimogeni ma non solo, dal momento che i bambini hanno raccolto numerosi bossoli da 9 millimetri, cartucce vuote calibro 12 e pallottole di piombo.

In solidarietà agli accampati, il luogo recuperato sulla Ruta 6 è stato raggiunto da molte persone, mapuche e non, per portare viveri, coperte o qualsiasi altra cosa alle famiglie accampate che avevano con se anche bambini ma le forze di polizia hanno sempre negato ogni possibilità di contatto, isolando gli occupanti e non permettendo a nessuno di accedere all’area. Eppure, dopo 52 giorni di occupazione e isolamento totale, due persone armate sono riuscite ad entrare, raggiungere la comunità e commettere l’assassinio di Elías e il ferimento di Gonzalo. Secondo quanto riportano testimoni mapuche, poco prima dell’attacco i due aggressori erano stati visti, a bordo del mezzo che poi è entrato nel territorio recuperato, parlare amichevolmente con i militari e mentre l’accampamento era sorvolato da un drone.

Il clima di tensione è stato alimentato da un altro episodio successo davanti all’ospedale di El Bolsón, dove la comunità mapuche si era radunata in attesa di notizie del giovane ferito. Un gruppo di uomini legato alla destra cittadina ha assalito con grida inneggianti alla patria e minacciato con bastoni e colpi di arma da fuoco i mapuche presenti al presidio. La stampa ufficiale ha qualificato l’aggressione come un’azione di disturbo ai turisti da parte dei mapuche.

La correlazione fra la presenza delle forze dell’ordine e l’episodio violento appare ineluttabile e confermano un copione già tristemente conosciuto che si configura come ulteriore atto della campagna contro il popolo mapuche in favore del nuovo colonialismo estrattivista intento a sfruttare le risorse del territorio ignorando i diritti di chi lo abita.

Riporta infatti l’agenzia di notizie Tierra Viva che «nella provincia governa Juntos Somos Rio Negro, il partito che rappresentato dalla Governatrice Arabela Carreras ha organizzato il Foro Consenso Bariloche, dove diversi attori politici e imprenditoriali hanno riconosciuto i conflitti territoriali. Successivamente, le politiche provinciali hanno dato un giro di vite in nome della proprietà privata. In Consenso Bariloche ci sono nomi legati all’emiro del Qatar, a Joe Lewis e ad altri grandi proprietari terrieri della Patagonia, che stanno cercando di presentare l’incostituzionalità della legge 26.160».

L’escalation di violenza, l’impunità per gli aggressori e l’assassinio di Elías hanno riportato alla memoria altre drammatiche aggressioni nei confronti della comunità mapuche in lotta per il recupero dei territori sottratti dalla conquista coloniale. In particolare la sparizione forzata seguita a morte del giovane solidale Santiago Maldonado, avvenuto nella proprietà di Benetton, e di Rafael Nahuel, assassinato il 25 novembre di quattro anni fa sulle rive del lago Mascardi. Per Sergio Maldonado, fratello di Santiago, «l’impunità nella scomparsa di Santiago e nella sparatoria di Rafael Nahuel ha causato ancora una volta un morto e un ferito nella stessa zona. La mancanza di giustizia dà potere agli assassini e distrugge le famiglie».

Foto di copertina: Alex Dukal (Luan, Colectiva de Acción Fotográfica)