Wallmapu

Dal Parlamento Mapuche Tehuelche Rankülche

Relmu lafken Winkul Mapu, 24 novembre 2020
Documento collettivo del Parlamento Autonomo Mapuche Tehuelche Rankülche.

Mari mari pu machi, pu lonko, pu pillan kushe
Mari mari pu pe
ñi, pu lamgen, kompuche.

Le seguenti Lof, comunità e membri del Pueblo Mapuche e Mapuche Tehuelche:
Lof  Newentuaiñ Inchiñ, Lof Pillan Mawiza, Lof Cañio, Lof Pichiñan Cerro Condor, Lof Fentren Kimun, Puel Ko Lafken, Kula Leufu, Futa Trawn Ranquel La Pampa, Comunità Los Toldos Mapuche Rankulche, membri del Popolo Mapuche del Depto Cushamen e fratelli e sorelle del Valle del Rio Negro, siamo arrivati a un kiñe rakizuam.

Riuniti in Trawn (incontro) nel territorio recuperato del Lof Lafken Winkul Mapu nei giorni 21, 22 e 23 novembre, esprimiamo quanto segue.

La nostra lotta è sostenuta dalla trasmissione spirituale e politica dei nostri antenati, rispetto a come relazionarci con la natura, sia internamente tra le lof che verso l’esterno, cioè del nostro kuyfi nglam. La nostra lotta è rafforzata dalla memoria e dall’accompagnamento permanente del nostro weichafe Rafael Nawel Yem, assassinato in questo territorio dallo Stato argentino.
Non metteremo mai a tacere la nostra denuncia verso lo Stato per aver nascosto gli autori materiali e ideologici del suo omicidio.

Rivendichiamo e riconosciamo le autorità ancestrali: Lonko, Machi, Pillan Kushe, Werken y Kona del Lof Lafken Winkul Mapu, il loro territorio recuperato e la legittimità della sua autodifesa. Rivendichiamo e riconosciamo le autorità che resistono e restano in ciascuno dei territori. Manifestiamo il nostro legittimo diritto a ritornare nel territorio. Ripudiamo la condanna mediatica del nostro Popolo, la persecuzione giudiziaria e il razzismo sociale. Non siamo ladri di terre e nemmeno usurpatori, siamo un popolo millenario che ritorna nel suo territorio ancestrale.

Occorre riconoscere che la lotta per la ripresa territoriale del nostro Popolo è politica e storica e non dovrebbe essere ridotta a meri atti amministrativi e azioni penali.

Esprimiamo il nostro profondo rifiuto dell’intero sistema estrattivista: miniere, petrolio, idroelettrico, silvicoltura, furto sistematico di fossili nei nostri territori, turismo predatorio, agrotossici, monocolture, fracking, sabbie silicee, disboscamento di foreste native, incendi intenzionali e tutto ciò che minaccia il nostro territorio e il nostro sviluppo come Popolo Mapuche.

Il nostro territorio è permanentemente violentato attraverso il saccheggio, l’inquinamento, l’estrattivismo o la distruzione della natura mediante incendi intenzionali. Identifichiamo come operatori di questo macabro piano il potere politico, il potere economico, i mezzi di comunicazione mercenari e il sistema giudiziario che apre la strada alla legalizzazione di questa violenza. Con la scusa della mancanza di energia, della disoccupazione e dello sviluppo turistico, il sistema estrattivista statale/privato propone di costruire dighe nei fiumi, lottizzare la meseta per la mega miniera e il fracking, radere al suolo il bosco antico per realizzare piste da sci, imprese milionarie che violano l’equilibrio dei nostri territori.

Nel nome della scienza e della preservazione del patrimonio, i musei saccheggiano, usurpano, stravolgono ed espongono. Non tengono mai conto dei nostri diritti territoriali – ad esempio, quando il Museo Egidio Feruglio prende fossili che “servono a qualcosa” nel territorio mapuche – o dei sentimenti e delle memorie collettive della nostra gente. Sono i casi, ad esempio, del Museo de la Plata che, come ha detto un papa, ha ancora i nostri avi “in cattività”; e dei Musei di Bariloche e di Benetton che si sono aggiudicati il racconto di “più di 10mila anni”.

Allo stesso modo, ricordiamo e ripudiamo la scomparsa di pu peñi ka pu lamngen nei diversi territori, come i casi mai dimenticati di Lucinda Quintupuray, Genaro e Cristian Calfullanca, Reimundo e Narciso Pino, Luciano González e tanti altri fratelli e sorelle scomparsi e morti in circostanze dubbie che non sono state indagate né chiarite.

La pandemia del covid19 ha peggiorato la politica negazionista statale.

Ha ulteriormente complicato il libero accesso al nostro sistema sanitario millenario perché non potevamo attraversare i confini interprovinciali e internazionali che oggi tengono diviso il nostro wallmapu. Il nostro sistema sanitario è la congiunzione di una molteplicità di attività collettive, quali: il nguillatun, il camarikun e la partecipazione a molte altre cerimonie; la ricerca del lawen (rimedio), le visite e gli incontri con Machi e Lawentuchefe e la cura delle forze del territorio che bilanciano la nostra integrità spirituale e fisica.

Negli ultimi anni, i governi hanno intensificato la violenza attraverso forze repressive contro la lotta del nostro popolo, affinando i metodi di criminalizzazione con minacce, provocazioni, spionaggio o invenzione di cause. Denunciamo i gruppi di gendarmeria, la polizia federale, il Gruppo Albatros della prefettura, la polizia provinciale; e i gruppi di vigilanti privati e statali (come la Seguridad Rural in Chubut) che operano nei territori in resistenza, approvati dagli Stati provinciali di Chubut e Río Negro e incoraggiati dai mezzi di comunicazione razzisti che disinformano e confondono la società in generale.

Facciamo tutto il possibile per proteggere i pichikeche (ragazzi e ragazze) quando le forze reprimono, ma sappiamo che la violenza ha un impatto sull’infanzia in modi che a volte sono irreversibili. La crudeltà di questi atti mostra che lo Stato razzista e suprematista non è cambiato per niente dalla fine del XIX secolo.

Lo stato deve rispettare la nostra autonomia e autodeterminazione come popolo preesistente in questi territori. Allo stesso tempo affermiamo che la legislazione esistente in termini di riconoscimento dei diritti è limitata e restrittiva.

Infine, avvertiamo che siamo consapevoli dei piani di depredazione ed espropriazione. Non esiteremo a prendere misure di azione diretta per impedire ulteriori distruzioni del nostro territorio. Ogni forma di combattimento è valida nella difesa del nostro wallmapu.

Dall’arrivo dei winka (stranieri ndr) hanno cercato di sterminarci, hanno occupato militarmente il nostro territorio,   hanno tentato di colonizzarci ideologicamente, ci hanno imprigionato… ma non potranno mai toglierci l’essenza dell’essere mapuche: la libertà.
La più grande vendetta contro questo sistema winka è continuare a esistere come mapuche.

Kompuche, ñanquilipe taiñ mapuche ñi kuifi tukulpan zungu, ñi kuifi ngulam, ñi kuifi kimun, ñi kuifi rakizuam.