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Il piano criminale dello Stato argentino contro il popolo Mapuche

di Monica Zornetta – Una denuncia penale contro la ministra per la Sicurezza nazionale argentina Patricia Bullrich, il suo ex capo di Gabinetto Pablo Noceti e alcuni funzionari è stata presentata pochi giorni fa alla giustizia federale porteña dall’Assemblea Permanente per i Diritti Umani. Bullrich e gli altri sono accusati di aver portato avanti un piano sistematico di repressione illegale contro le comunità Mapuche argentine.

Ph. Mauricio Acosta

«La sparizione forzata a cui è seguita la morte di Santiago Maldonado1, la fucilazione alla schiena di Rafael Nahuel2 sono chiari esempi dell’esistenza di un piano criminale coordinato dalle massime cariche istituzionali», scrivono nella denuncia i rappresentanti dell’organismo per i diritti umani, puntando il dito non solo contro Bullrich e Noceti ma anche contro Gerardo Milman, segretario per la Sicurezza nazionale, e Gonzalo Cané, ex segretario della cooperazione tra i poteri dello Stato, più volte al centro delle polemiche per le sue idee fieramente antidemocratiche3.

Nella denuncia – che segue i fatti accaduti in territorio Mapuche a partire dalla riforma del Protocollo della protesta sociale4 – gli attivisti chiedono alla giustizia di indagare per minacce aggravate, lesioni gravi, torture fisiche e psicologiche, abuso di autorità e omicidio aggravato. «E’ chiara l’intenzione di impiegare l’apparato repressivo dello Stato per intimidire e spaventare la comunità Mapuche abusando dell’autorità che la legge riserva loro e senza alcuna considerazione perle conseguenze di tali azioni. Vi un vero disprezzo per la vita delle persone», è stata la conclusione dell’Assemblea Permanente.

Nel maggio scorso i famigliari delle vittime di San Miguel de Monte5, nella provincia di Buenos Aires, hanno marciato insieme conmigliaia di persone dal Congresso fino a Plaza de Mayo per chiedere non solo giustizia ma anche di fermare la “pratica” del “grilletto facile” (gatillo fàcil6). In quell’occasione le reti sociali avevano aspramente criticato Patricia Bullrich per le sue scelte di garanzia nri confronti di un «uso irrazionale delle forze di sicurezza».

«Queste morti», ha scritto il Cels, il Centro di Studi Legali e Sociali, subito dopo la strage, «sono le conseguenze dell’inasprimento delle politiche di sicurezza e dei messaggi che incoraggiano la polizia a sparare in qualunque circostanza. Anche l’inseguimento e delle auto e gli spari sono azioni ripetute varie volte e in diversi casi. Tollerare e promuovere queste pratiche comporta che lo Stato uccida e che la polizia imponga a tutti i cittadini la paura».

 

Tratto dal sito www.monicazornetta.it 

 

1 Scomparso il 1 agosto 2017 durante un violento raid della Gendarmeria nazionale all’interno della Pu Lof en Resistencia nel Dipartimento di Cushamen (che dal 2015 occupa una parte dell’enorme estancia Leleque di proprietà dei Benetton) e ritrovato cadavere dopo 78 giorni nel letto del fiume Chubut, proprio nell’area occupata dai Mapuche. La giustizia argentina ha chiuso il caso stabilendo che non vi è stata alcuna sparizione forzata e sollevando dalle accuse l’unico gendarme imputato.

2 Avvenuta il 25 novembre 2017 in una collina di Villa Mascardi, a Bariloche, durante un’operazione di sgombero della comunità mapuche Lafken Wimpul Maku condotta dal gruppo Albatros, dipendente dalla Prefettura Navale argentina. La morte del 22enne Nahuel è stata subito spiegata dalla Casa Rosada con una pronta risposta dello Stato ad un conflitto ingaggiato, per primo, dai “terroristi”, vale a dire dai popoli ancestrali. «I Mapuche mentono. Loro hanno opposto resistenza con le armi» è stata la versione diffusa dalla sempre sorridente Patricia Bullrich. Per la morte di Rafael Nahuel la Camera Federale di General Roca, nella provincia di Rìio Negro, ha accusato il Prefetto Francisco Pintos. Come scrive il giornalista Jean Georges Almendras: «La sentenza della Camera Federale ha messo a nudo la criminale menzogna instillata dalla Bullrich dentro la società argentina ed a livello mondiale. Ha messo in evidenza che il terrorismo di Stato, nell’Argentina di oggi, è una pratica ricorrente, seppure con modalità differenti ed in luoghi diversi del suo esteso territorio».

3 Considera la democrazia incompatibile con l’applicazione del diritto penale, giustifica l’assassinio dei delinquenti e definisce “totalitari” quei governi che sono a favore del disarmo (e lo era anche l’Argentina prima dell’insediamento di Patricia Bullrich).

4Cancella il diritto alla protesta, elimina il divieto di usare armi da fuoco e introduce lo stato di flagranza come elemento sufficiente a giustificare la repressione.

5 Il 22 maggio scorso quattro giovanissimi sono morti al termine di un inseguimento della polizia. I ragazzi viaggiavano a bordo di un’auto divenuta bersaglio dei colpi di arma da fuoco esplosi dagli agenti: a seguito degli spari il conducente ha perso il controllo finendo contro un camion.

6 Per saperne di più: http://www.correpi.org/nuestros-barrios/gatillo-facil/.