Palestina

#Cambiagiro, chi ama lo sport odia l’apartheid

GIORNATA INTERNAZIONALE DI AZIONE CONTRO IL GIRO D’ITALIA IN ISRAELE!

Come attivisti e attiviste dell’associazione Associazione Ya Basta Êdî Bese abbiamo voluto, assieme a diversi studenti e studentesse universitari, aderire a questa giornata di azione internazionale contro il Giro d’Italia lanciata dal movimento BDS Italia
Lo scopo di questa campagna mira a chiedere all’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) e a RCS Sport MediaGroup, organizzatore della gara, di prendere provvedimenti al fine di far spostare la partenza del Giro d’Italia da Israele, in programma dal 4 al 7 maggio 2018. La corsa ciclistica italiana inizierà proprio da Gerusalemme (con una visione quindi “trumpiana” della città) per poi passare per Haifa, Telaviv e nel Negev.
Già nei mesi scorsi si è potuto constatare come l’RCS MediaGroup, i cui organizzatori dovrebbero incassare circa 10 milioni di euro da Israele, si sia piegato ai voleri del governo israeliano scegliendo di stare dalla parte di chi porta avanti politiche di apartheid ai danni del popolo palestinese.
La scelta del RCS di appoggiare il governo israeliano e l’indifferenza dell’UCI non rendono giustizia al mondo dello sport, che dovrebbe invece parlare di solidarietà e veicolare messaggi positivi aprendo dialoghi e non erigendo o finanziando muri.
Siamo convinti che lo sport non esuli dalla politica e ci sono diversi casi che ce lo dimostrano.
Nel 2016, per esempio, fece molto scalpore l’arrivo di sei atleti palestinesi alle Olimpiadi di Rio, arrivati in Brasile senza l’equipaggiamento adatto in quanto tutto il materiale sportivo era stato trattenuto dall’esercito israeliano.
Gli organizzatori del Giro d’Italia dovrebbero sapere che appoggiano e sponsorizzano uno stato che prende di mira gli atleti palestinesi tanto da rendere difficile anche i loro allenamenti. Nel 2009, per esempio, qualcosa iniziò a muoversi quando Mahmud Sarsak, giovane promessa del calcio palestinese, aveva iniziato un lungo sciopero della fare all’interno della prigione israeliana in cui era stato incarcerato. Come lui, tantissimi atleti palestinesi sono stati imprigionati sotto regime di detenzione amministrativa, lo stesso che consente a Israele di arrestare minori come Ahed Tamimi.
In quell’episodio, nonostante la pressione ricevuta dalle organizzazioni per i diritti umani, la comunità sportiva internazionale fece ben poco.
Oggi vogliamo ricordare agli organizzatori del Giro d’Italia che stanno scegliendo, per meri motivi economici, di solidarizzare con un governo guidato da Benjamin Netanyahu, simpatizzante della Beitar Jerusalem, la squadra di calcio israeliana famosa, purtroppo, per le idee razziste che ne caratterizzano la tifoseria.


Vogliamo dire a queste persone che lo sport deve essere inclusione, giustizia, rispetto, solidarietà.
Vogliamo dirgli che se appoggi chi calpesta continuamente i diritti inalienabili di un altro popolo, ti rendi complice di questo enorme crimine.
Vogliamo dirgli che chi ama lo sport costruisce ponti e abbatte i muri.
Chi ama lo sport odia il fascimo!

#CambiaGiro
#CyclingWhilePalestinian
#Relocatetherace
#noalgiroditaliainisraele!