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Hegyeshalom: continua la marcia verso i confini d’Europa

Aggiornamenti dalla staffetta #overthefortress da Hegyeshalom, tra Ungheria e Austria.

Nella serata di ieri e nella prima mattinata di oggi, ad Hegyeshalom al confine tra Ungheria e Austria, migliaia di persone, in prevalenza famiglie con bambini, esauste da settimane di viaggio sono giunte con treni provenienti dai valichi croati e serbi.

Al loro arrivo vengono condotti a piedi verso il confine dove il governo austriaco ha allestito un campo di accoglienza dotato di cibo caldo, abiti, coperte e un punto di primo soccorso. Ci raccontano di giorni e giorni di cammino, di aiuti inadeguati, di digiuni spesso prolungati e soprattutto della totale mancanza di informazioni riguardo a ciò che gli accade.

Houssam e Mohamed, ci spiegano di come, dopo essersi conosciuti ad Istanbul, abbiano intrapreso insieme il viaggio attraverso Grecia, Macedonia, Serbia e infine Croazia; lì sono stati caricati su un treno senza ricevere alcuna informazione riguardo la destinazione. Ci domandano dove ci troviamo, Ungheria e poi, a pochi chilometri l’Austria. La sorpresa lascia presto spazio alla felicità a udire la parola Austria, finalmente in Austria, trampolino di lancio verso il cuore dell’Europa. Ci salutano e si mettono in fila in attesa di essere registrati per poi avere accesso al punto di prima accoglienza austriaco. Anche questo però è solo un punto di passaggio.

Migliaia di persone, donne uomini e bambini sospesi tra la felicità del vedere l’Europa oltre il confine ungherese e l’incertezza, che talvolta diventa paura e rabbia, di non avere informazioni sui tempi e mete del viaggio, che non è ancora finito, ci restituiscono una fotografia articolata della situazione attuale. I paesi che costituiscono de facto un corridoio che connette la Turchia alla Germania, oltre a non comunicare tra di loro ed essere pedine sullo scacchiere dell’ Unione Europea, fanno il gioco dello scarica barile, facendo ricadere sulla pelle dei migranti la rinegoziazione degli equilibri interni all’Ungheria.

Altro dato che dobbiamo registrare è che nonostante le chiusure e riaperture delle frontiere una sola costante non cambia mai: la pressione che migliaia di persone esercitano sui confini non risulta arrestabile, nessuna barriera è finora riuscita a placare la determinazione di queste persone verso una vita degna e verso la libertà.